Cessato il servizio Passpartù di Altroconsumo: un’analisi tra sperimentazione, criticità normative e strategie reputazionali
 
 

Nel 2023 Altroconsumo ha avviato Passpartù, un progetto pilota volto a offrire un supporto consulenziale a chi desiderava acquistare casa, attraverso un innovativo servizio di “assistente personale”. L’obiettivo era ambizioso: semplificare il percorso di compravendita fornendo strumenti pratici e consulenza tecnica in ambiti spesso complessi come perizie, visure, pratiche notarili e trattative. La sperimentazione era limitata a tre aree: Milano, Bergamo, Brescia e relative province.

Oggi, però, 26 Marzo 2025, del servizio non resta traccia: il sito passpartucasa.it risulta offline e la chiusura del progetto è avvenuta in modo silenzioso, senza comunicazioni ufficiali. Solo una risposta privata, inviata alla nostra redazione tramite Facebook, ha confermato lo stop dell’iniziativa, invitando gli utenti a rivolgersi ai servizi riservati ai soci Altroconsumo per le proprie esigenze immobiliari. Questo dimostra che l'assistenza nel settore delle compravendite non è cessata, ma è stato chiuso il progetto del servizio dedicato esclusivamente a questo ambito.

Cosa ha determinato realmente la fine di questo progetto? Analizzando vari elementi, emergono più ipotesi plausibili: se da un lato non sembrano esserci violazioni evidenti della normativa, dall’altro è verosimile che ragioni strategiche, commerciali e reputazionali abbiano giocato un ruolo decisivo.


1. Un progetto pilota a fini di monetizzazione

È importante sottolineare come Passpartù non fosse un servizio gratuito, ma rientrasse nella linea commerciale di Altroconsumo Edizioni S.r.l., la società controllata dall’associazione. La limitazione territoriale alla fase iniziale evidenzia una chiara logica sperimentale: si trattava di un test per sondare il mercato e valutare la sostenibilità del modello anche sul piano economico.

Il servizio offriva un pacchetto integrato di assistenza che includeva la verifica documentale, il supporto nelle trattative, consulenze precontrattuali e l’accesso a professionisti convenzionati. Il target ideale era costituito da utenti inesperti o intimoriti dalla burocrazia, desiderosi di una guida indipendente.

Dal punto di vista concettuale, Passpartù si inseriva in un’area grigia, ma non palesemente illegittima: si trattava di attività di consulenza rivolte al consumatore, una modalità presente in altri settori e, in teoria, compatibile con il quadro normativo italiano.

2. Il contesto normativo italiano: vincoli e ambiguità

Il problema si complica quando si considera la regolamentazione dell’attività di mediazione immobiliare in Italia, una professione rigidamente normata. Per esercitarla sono richiesti:

  • Diploma e corso abilitante;

  • Superamento di un esame specifico;

  • Iscrizione al REA;

  • Polizza di responsabilità civile obbligatoria;

  • Obbligo di terzietà tra le parti.

Qualsiasi attività che si avvicini alla mediazione – come trattare per conto di un cliente o gestire le fasi della compravendita – senza questi requisiti, rischia di configurare l’esercizio abusivo della professione, sanzionato dall’art. 348 del Codice Penale.

Tuttavia, non risulta che Passpartù operasse come mediatore vero e proprio. È ragionevole supporre che Altroconsumo abbia effettuato una valutazione giuridica preventiva, confidando nella piena legittimità del servizio, anche grazie alla sua esperienza consolidata nel campo della tutela dei consumatori. Ma è proprio la zona grigia interpretativa, insieme alle possibili pressioni di categoria, ad aver probabilmente innescato un cambio di rotta.

3. La segnalazione della FIAIP e l’intervento dell’AGCM

Un elemento determinante è sicuramente rappresentato dall’intervento della FIAIP (Federazione Italiana Agenti Immobiliari Professionali), che nel luglio 2024 ha presentato un esposto all’AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) contro Altroconsumo Edizioni.

Due i principali punti sollevati:

  • Comunicazione potenzialmente ingannevole, che poteva indurre i consumatori a ritenere che il servizio fosse offerto dall’associazione Altroconsumo (no-profit), e non da una società commerciale;

  • Presunto esercizio abusivo della professione da parte degli "assistenti Passpartù".

Pur in assenza di una decisione definitiva da parte dell’AGCM o di una contestazione formale di violazioni di legge, l’esposto della FIAIP ha probabilmente contribuito a creare un contesto ostile, con implicazioni reputazionali non trascurabili.

4. Una mancata risposta del mercato?

Un’altra chiave di lettura, più pragmatica, è quella del possibile insuccesso commerciale. È plausibile che la domanda non sia stata all’altezza delle aspettative, rendendo poco appetibile l’espansione del progetto.

Tuttavia, la chiusura repentina e silenziosa suggerisce che non si sia trattato solo di una mancata risposta del pubblico. Una normale dinamica di mercato avrebbe potuto portare a un riadattamento del servizio, non a una sua sparizione senza spiegazioni. Il fatto che il progetto fosse ancora in fase sperimentale lascia pensare che ci fossero ancora margini di manovra, se non fosse intervenuto un fattore esterno destabilizzante.

La coincidenza temporale con l’esposto della FIAIP sembra infatti suggerire che la valutazione di Altroconsumo sia stata condizionata più da considerazioni strategiche e di opportunità politica, che da meri numeri di bilancio.

Conclusione: un esito determinato dalla somma di più fattori

L’archiviazione di Passpartù appare come il risultato di una combinazione di elementi. Da una parte, una risposta commerciale probabilmente insufficiente, che non ha giustificato l’investimento richiesto per estendere e difendere il servizio. Dall’altra, il timore di un conflitto aperto con le associazioni di categoria e le possibili ricadute negative in termini di reputazione, in un contesto normativo complesso e soggetto a interpretazioni.

Altroconsumo ha quindi probabilmente scelto la via più prudente: evitare un contenzioso potenzialmente lungo e controverso, preferendo concentrare energie e risorse su iniziative meno esposte al rischio legale e più immediatamente riconoscibili dal proprio pubblico.

Il caso Passpartù resta comunque emblematico: mostra quanto sia difficile innovare in ambiti professionali regolati da normative opache. E solleva, in prospettiva, interrogativi importanti su come il mercato immobiliare potrà evolvere per accogliere modelli più flessibili e digitali, senza confliggere con ruoli professionali tradizionali.

La redazione

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