Condizioni di Lavoro nelle Agenzie Immobiliari: Uno Sguardo Critico e la Ricerca di Equità

Nel mondo delle agenzie immobiliari, la competizione per emergere nel mercato è spesso feroce. Un recente articolo pubblicato su *Il Fatto Quotidiano* ha gettato luce su alcune pratiche lavorative discutibili adottate da alcune agenzie affiliate a noti brand immobiliari, rivelando una realtà di lavoro che merita attenzione e riflessione.

Oggi, in un mondo post-pandemico dove prevale l'ideologia "lavoro per vivere e non vivo per lavorare", e in un contesto in cui i social media sono diventati la norma, molti giovani non "tengono dentro nulla" e, fortunatamente, ne parlano apertamente.

L'indagine condotta dal quotidiano italiano ha messo in evidenza come molti agenti immobiliari, etichettati come collaboratori o procacciatori ma spessissimo persone non abilitate a esercitare l'attività, siano sottoposti a orari di lavoro estenuanti, con un forte vincolo di subordinazione che compromette non solo l'equilibrio tra vita privata e professionale ma anche la loro stessa dignità lavorativa. La pressione per il raggiungimento di obiettivi spesso irrealistici, unita a una remunerazione che in molti casi si aggira intorno ai quattro euro lordi all'ora, senza alcuna tutela e con tutte le spese a carico dei lavoratori, dipinge un quadro preoccupante della situazione.

Inoltre, l'articolo evidenzia le problematiche legate all'uso improprio di collaboratori in partita IVA, le multe per chi non raggiunge determinati obiettivi e un turnover del personale estremamente elevato, sintomo di una condizione lavorativa insostenibile. Queste pratiche non solo mettono in difficoltà gli agenti immobiliari ma rischiano anche di minare la fiducia dei clienti nel settore immobiliare.

Tuttavia, è fondamentale sottolineare che questa realtà non rappresenta l'intero settore. Moltissimi titolari di agenzie immobiliari, soprattutto ma non solo tra quelle indipendenti dai grandi brand, si distanziano nettamente da queste pratiche e si impegnano quotidianamente per garantire condizioni di lavoro eque, trasparenti e rispettose dei diritti di tutti i collaboratori. Queste agenzie puntano su un modello di business sostenibile, dove il benessere dei dipendenti e collaboratori e la soddisfazione dei clienti sono al centro della loro filosofia operativa.

La trasparenza, il rispetto reciproco e l'equità sono valori fondamentali che dovrebbero guidare ogni attività lavorativa, ancor più in un settore delicato come quello immobiliare, dove la fiducia e la professionalità giocano un ruolo chiave. È quindi auspicabile che le pratiche discutibili evidenziate dall'articolo di *Il Fatto Quotidiano* possano essere superate attraverso un impegno congiunto di tutto il settore per promuovere standard lavorativi più alti e più giusti.

In conclusione, mentre è importante denunciare e prendere coscienza delle situazioni di ingiustizia lavorativa, è altrettanto cruciale riconoscere e valorizzare gli sforzi di quei titolari di agenzie immobiliari che scelgono di operare con integrità e rispetto. Solo attraverso un impegno collettivo per la trasparenza e l'equità sarà possibile restaurare la dignità del lavoro nel settore immobiliare e garantire un futuro più luminoso e sostenibile per tutti gli operatori del settore.

La Redazione

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Commenti

  • Tanti di noi sono cresciuti con questo sistema. Chi come me ha stretto i denti nei primi periodi e’ poi riuscito nel tempo a diventare prima un agente e poi un imprenditore con l’apertura di uno o più studi. Ma a mio parere da una parte sono cambiate molte cose dall’altra non è cambiato nulla. Il sistema ha funzionato benissimo negli anni 90 e poi 2000 … direi fino al 2010 circa per tanti fattori di cui potremmo parlare in un altro post. Purtroppo i franchising che hanno il solo obiettivo di aprire uffici, sostanzialmente non sono riusciti nel tempo a trovare un sistema diverso e cercano ragazzini col solo scopo di fare stalking alla ricerca di case. Servono affiliati nuovi per far andare avanti il meccanismo. Per ottenere ciò hanno bisogno di illudere i ragazzi
    con fissi da 1500 euro per qualche mese a fronte di uno sfruttamento vero e proprio. Qualcuno resiste!
    Troppo spesso il fine giustifica i mezzi e lo sanno bene tutti perché come si dice il pesce puzza dalla testa!
    Il loro manuale operativo e’ lo stesso di 35 anni fa!
    Aggiungerei anche che, oltre a quanto raccontato nell’articolo, questi ragazzi che poco sanno del lavoro e hanno l’unico e solo obiettivo di prendere un incarico, squalificano troppo spesso la nostra professione.
     
    • Perfettamente daccordo. 

  • Sinceramente non "cado dal pero".
    In modo diffuso....e soprattutto i grandi brand dei franchising hanno approcci molto vicini allo sfruttamento. Quello che viene giustificato come gavetta è di fatto una politica aggressiva nei confronti di questi "poverini" che a fronte di risibili fissi li costringono a "martellare" telefoni, campanelli e tutto lo scibile umano per ottenere 1 incarico in più.....portando sempre più a essere percepiti come una categoria poco professionale e fastidiosa.

     

     

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