Conte annuncia la serrata in tutta Italia: stop ai negozi e ai bar. Garantiti alimentari, trasporti e farmacie. “Non fate corse per il cibo, non serve”
Il premier conferma la chiusura dei negozi in tutto il Paese. Restano aperte le farmacie e "non è necessario fare nessuna corsa per acquistare cibo". Esclusi anche i tabaccai e le edicole. "Questo è il momento di compiere un passo in più, quello più importante. I riscontri li avremo fra un paio di settimane". Domenico Arcuri sarà il "nuovo commissario delegato, con ampi poteri di deroga"
Otto minuti e 47 secondi per annunciare che non c’è più tempo da perdere se si vuole sconfiggere il coronavirus: dal 12 fino al 25 marzo l’Italia sarà un paese sospeso. Il premier Giuseppe Conte non ha usato giri di parole: tutti i negozi chiusi, a eccezione di farmacie e alimentari. “Questo è il momento di compiere un passo in più, quello più importante” ha detto il presidente del Consiglio, sottolineando che per le prossime due settimane non si alzeranno le saracinesche di “tutte le attività commerciali, di vendita al dettaglio, ad eccezione di quelle dei beni di prima necessità e delle farmacie“.
Tradotto: il governo ha accolto la richiesta arrivata dal governatore della Lombardia Attilio Fontana e l’ha estesa a tutte regioni. Il motivo è nei numeri. La curva di crescita del Covid-19 non si è arrestata: 2mila malati in più in un solo giorno. E una prospettiva non rosea, che però non deve portare a un’ulteriore serrata. “Per avere un riscontro effettivo” di queste nuove misure “dovremo attendere un paio di settimane” ha specificato il premier, aggiungendo che “se i numeri dovessero continuare a crescere, cosa nient’affatto improbabile, non significa che dovremo affrettarci a varare nuove misure. Non dovremo fare una corsa cieca verso il baratro. Dovremo essere lucidi, responsabili“. Senza azioni inutili, come la corsa ad acquistare cibo: “Non è necessario, i negozi di alimentari restano aperti” ha sottolineato il premier.
Entrando nello specifico, Conte ha fatto la lista di ciò che dovrà chiudere (vedi foto a fianco): “Negozi, bar, pub, ristoranti. Resta consentita la consegna a domicili – ha detto – Chiudono parrucchieri, centri estetici e servizi di mensa“- Cosa rimane? “Restano garantiti i trasporti e i servizi di pubblica utilità“. Ma anche le edicole e i tabaccai. E ancora: “È garantito il funzionamento dei servizi bancari, postali, finanziari, assicurativi”. Le fabbriche resteranno aperte ma “con misure di sicurezza”, ha aggiunto il premier. “Saranno garantite, nel rispetto della normativa igienico-sanitaria, le attività del settore agricolo, zootecnico, di trasformazione agroalimentare comprese le filiere che offrono beni e servizi rispetto a queste attività”. La Regione Lombardia aveva chiesto che fosse la stessa Confindustria a decidere come comportarsi. E gli industriali avevano già chiarito che non avrebbero voluto una chiusura delle fabbriche. “Per le attività produttive va incentivato il più possibile il lavoro agile, incentivate le ferie e i permessi“, ha specificato ancora Conte nella sua diretta.
Poi un altro annuncio: Domenico Arcuri sarà il “nuovo commissario delegato, con ampi poteri di deroga. Nominerò un commissario che avrà ampi poteri di deroga – ha detto ancora Conte – e lavorerà per rafforzare la distribuzione” di strumenti sanitari. “Potrà impiantare nuovi stabilimenti”, ha spiegato.
La lettera della Lombardia – Nella missiva inviata dalla Lombardia all’esecutivo si chiedeva che a rimanere aperte fossero solo “le farmacie, le parafarmacie, i punti vendita di generi alimentari e di prima necessità e le edicole“. Era prevista poi la chiusura di bar, pub, ristoranti di ogni genere, delle attività artigianali di servizio come parrucchieri ed estetisti, di tutti gli alberghi e di ogni altra attività destinata alla ricezione (ostelli, agriturismi), “ad eccezione di quelle individuate come necessarie ai fini dell’espletamento delle attività di servizio pubblico”, di tutti i servizi terziari e professionali, “ad eccezione di quelli legati alla pubblica utilità“. Veniva ridotto ma rimaneva operativo il servizio pubblico di trasporti.
“Accordo con Confindustria su grandi attività produttive” (leggi) – Nel lettera della Regione si spiegava che “per quanto riguarda le restanti attività produttive è già stato raggiunto un accordo con Confindustria Lombardia“. Il riferimento, oltre a “tutte le attività considerate essenziali per continuare la vita ordinaria”, era a “quelle attività imprenditoriali collegate a catene mondiali da cui non possono distaccarsi altrimenti ne avrebbero danni eccessivi”. Insomma sulle grandi aziende sono gli stessi industriali a decidere come comportarsi. Come la pensano al riguardo lo ha già detto Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia, che ha definito come “indispensabile la necessità di tenere aperte le aziende”.
Borrelli: “Più di 12mila casi, 827 morti in totale” (leggi) – I dati arrivati in modo parziale dalla Lombardia, incidono ovviamente su quelli nazionali. Su tutto il territorio nazionale, dunque, i casi sono 12.462, 2.076 in più ma circa 600 si riferiscono, come detto, alla giornata di martedì. Le vittime sono complessivamente 827: 196 nelle ultime 24 ore. Superati i mille malati in terapia intensiva: sono 1.028.
Primo parlamentare positivo – Intanto, è stato registrato il primo caso positivo in Parlamento: si tratta del deputato lodigiano del gruppo Misto Claudio Pedrazzini. Tra le vittime più conosciute anche Roberto Stella, presidente dell’Ordine professionale dei medici, 67 anni. Sul fronte delle chiusure, molte catene di negozi – come la Rinascente – hanno deciso lo stop sul territorio nazionale. E anche alcune fabbriche: Fca chiuderà temporaneamente alcuni impianti italiani. Si fermeranno Pomigliano oggi, giovedì e venerdì, Melfi e la Sevel giovedì, venerdì e sabato, Cassino giovedì e venerdì.
da Il Fatto Quotidiano Staff FaceRE
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