Un'amministrazione pericolosa, immatura e ricattatoria
L'amministrazione Trump, nel suo secondo mandato, si sta rivelando estremamente pericolosa sul piano geopolitico ed economico. Al di là dell’imbarazzante incompetenza nel gestire tanto le questioni internazionali quanto quelle interne agli Stati Uniti, la politica commerciale statunitense, guidata direttamente dal presidente Donald Trump e dal suo entourage più radicale, si fonda su una logica semplicistica e altamente ricattatoria:
-
Minacciare disastri economici mondiali attraverso l'imposizione unilaterale di dazi;
-
Costringere i Paesi alleati (come l'UE) a scendere a patti, spesso a condizioni capestro;
-
Agire in modo disorganizzato, opaco e anti-competitivo, a discapito dell'economia globale e persino dei cittadini statunitensi stessi.
Come ha riportato il Washington Post il 6 luglio 2025, l'obiettivo strategico della Casa Bianca è imporre un dazio del 10% su tutte le importazioni dall'Unione Europea, con aumenti selettivi fino al 50% su settori specifici come auto, acciaio e beni industriali (washingtonpost.com). Secondo fonti ufficiali riportate da Reuters e Politico, la misura sarebbe giustificata come “rimedio” a un presunto squilibrio commerciale, ma in realtà si configura come una vera e propria guerra commerciale preventiva contro partner storici come l'UE.
Una manovra che danneggia anche (e soprattutto) gli Stati Uniti
Secondo un'analisi pubblicata da AP News il 2 luglio 2025, queste misure rischiano di provocare un aumento dei costi dei beni di consumo, ricadute negative sulla filiera industriale statunitense e una perdita netta di competitività in settori strategici. Come ha dichiarato il presidente della US Chamber of Commerce, Thomas Donohue:
“Imporre dazi ai nostri alleati mentre combattiamo con la Cina è miope e controproducente”.
Nel settore automobilistico, Reuters ha segnalato che le esportazioni tedesche verso gli USA sono già diminuite del 14% nei mesi di aprile e maggio, a causa dell'incertezza commerciale e delle prime ondate di tariffe (reuters.com).
Impatto per l'UE: stime e settori a rischio
L'export totale dell'UE verso gli USA nel 2024 ha raggiunto circa 532 miliardi di euro (fonte: Eurostat). I settori più esposti sono:
-
Farmaceutico: 119 miliardi
-
Auto e veicoli stradali: 51 miliardi
-
Macchinari industriali: 34 miliardi
-
Elettronica: 32 miliardi
-
Altri beni industriali e intermedi: oltre 100 miliardi
Con un dazio permanente del 10%, le stime più prudenti parlano di un calo dei volumi tra il 10% e il 15% in questi comparti, per un valore compreso tra 25 e 50 miliardi di euro l'anno in esportazioni perse.
La risposta che ci aspettiamo dall'UE: una strategia intelligente e non aggressiva
In risposta, l'UE potrebbe, a nostro avviso, adottare una strategia innovativa, pragmatica e non distruttiva:
-
Applicare dazi simmetrici del 10% sui beni intermedi USA importati in Europa, escludendo i prodotti strategici (gas naturale liquefatto, chip AI, farmaci biotecnologici, servizi cloud, ecc.);
-
Reinvestire quasi totalmente le entrate doganali aggiuntive (stimate in oltre 27 miliardi di euro) in sgravi fiscali per gli esportatori europei colpiti dai dazi USA, attraverso la creazione di un fondo di compensazione;
-
Evitare una guerra commerciale globale, mantenendo la cooperazione con gli USA nei settori chiave e lasciando che siano le stesse imprese americane a fare pressione sul Congresso per una revisione della politica;
-
Impedire alle aziende europee di abbassare i prezzi come unica risposta ai dazi USA, fatta eccezione per i prodotti dozzinali (commodity), in modo da preservare il valore percepito del Made in Europe.
I vantaggi di questa possibile proposta europea
-
L’UE si posizionerebbe come potenza economica matura, non impulsiva, capace di rispondere con fermezza e soluzioni costruttive;
-
Rafforzamento della percezione del valore europeo: i marchi europei diventerebbero ancora più riconoscibili come simboli di qualità e status;
-
Mantenimento della competitività dell'UE: le imprese riceverebbero compensazioni fiscali, evitando la necessità di ridurre i prezzi e proteggendo la loro redditività;
-
Danno netto maggiore agli USA: l'export statunitense verso l'UE perderebbe volumi per almeno 30 miliardi di euro, senza meccanismi interni di compensazione;
-
Continuità nell'accesso a beni USA strategici: l’esenzione per questi prodotti eviterebbe danni sistemici all’industria europea.
Maturità contro pressione
L'amministrazione Trump punta tutto sulla forza e sulla paura, ma sta creando danni strutturali al tessuto produttivo americano, alimentando inflazione e tensioni tra alleati. L'UE, se saprà reagire con fermezza e intelligenza strategica, potrà non solo contenere i danni, ma rafforzare il proprio modello economico, diventando un polo globale alternativo, razionale e stabile.
Le istituzioni europee, i governi nazionali e le associazioni imprenditoriali devono cogliere l'occasione per unire le forze e promuovere una politica commerciale matura, autonoma e orientata al bene comune. Questo non è il momento della paura: è il momento della visione.
di Luca Boscardelli
Commenti