Sembra ormai chiaro a tutti: il tanto decantato record del business turistico in Italia, sbattuto in prima pagina da molta stampa nazionale, non è reale.
L'estate 2023 non si prospetta come quella dei record nel settore turistico italiano. A dispetto delle aspettative iniziali, l'andamento del turismo mostra segnali preoccupanti, con una forte contrazione delle presenze e un'innalzamento dei prezzi.
Un'estate senza record
Gli indicatori dimostrano chiaramente che il picco vacanziero non ha ancora raggiunto l'apice sperato. Nonostante le previsioni iniziali ottimistiche, l'impatto di vari fattori, quali la crisi climatica, l'aumento dei prezzi e una ridotta disponibilità di spesa, ha portato a un calo delle presenze turistiche. Nel dettaglio, zone tradizionalmente affollate come la Puglia e la Sardegna hanno registrato una flessione fino al 25%.
A tale scenario ha contribuito anche la variabilità climatica, con un giugno particolarmente freddo seguito da un luglio estremamente caldo, caratterizzato da eventi meteorologici anomali.
La situazione secondo gli esperti
Il direttore generale di Federalberghi, Alessandro Nucara, ha confermato che il 2023 non raggiungerà i livelli di presenza del 2019. Sorprendentemente, il 41% degli italiani ha deciso di non andare in vacanza tra giugno e settembre, un dato rilasciato da Federalberghi. Tra quelli che hanno deciso di partire, il 45% ha cercato di contenere le spese, un chiaro segno di una situazione economica in tensione.
La causa principale sembra essere la crescente polarizzazione nel settore alberghiero, con un aumento delle strutture a cinque stelle a discapito dei bed and breakfast. Nonostante ciò, il segmento di lusso, rappresentato da chi spende oltre 1000 euro al giorno, continua a mostrare solidità.
Regionali variazioni
Tra le varie regioni, alcune come Emilia-Romagna e Marche, nonostante le loro reputazioni come destinazioni turistiche popolari, stanno registrando cali. Allo stesso modo, Sardegna, Sicilia, Puglia e Calabria mostrano un decremento nelle presenze, mentre la Liguria sta resistendo meglio.
Il costo dei trasporti, in particolare per le isole come Sicilia e Sardegna, ha influito negativamente sulle decisioni di viaggio degli italiani. La maggior parte degli italiani preferisce spostarsi in macchina, con solo il 31,6% che sceglie l'aereo.
Turismo straniero e italiani all'estero
Non tutto è perduto, tuttavia. Il turismo straniero in Italia mostra segnali positivi. Il Ministero del turismo ha rilevato un incremento del 27% a luglio 2022, con una forte presenza di turisti provenienti da Stati Uniti, Francia, Germania, Spagna e Regno Unito.
Tuttavia, gli italiani stessi stanno optando per vacanze all'estero, attratti da prezzi più competitivi in destinazioni come Albania e Croazia.
La nostra riflessione
Il 2023 si sta delineando come un anno di sfide per il settore turistico italiano; non è il primo e certamente non sarà l'ultimo. La combinazione di fattori climatici, ormai chiaramente in mutazione, unita a quelli economici e competitivi, richiederà una strategia innovativa per rinvigorire l'industria e attirare visitatori, sia nazionali che internazionali, alle bellezze italiane. Se il privato può fare molto per innovare il settore, lo stato ha un ruolo ancor più grande nell'agevolare questa innovazione e nel trovare i fondi per sostenerla. Un punto fondamentale per far crescere il mercato turistico interno sarà migliorare la qualità della vita dei nostri connazionali.
È essenziale incentivare lo smart working e, in generale, adottare strumenti mirati a garantire un accesso al lavoro più vantaggioso e un reddito realmente utile per tutti gli italiani. Ciò permetterà a più persone di progettare la propria vita con maggiore sicurezza e ottimismo, e di conseguenza le loro vacanze.
La redazione
Foto di Francesco Ungaro
Commenti
Fino a poche settimane fa sembrava una “fissa” da pessimisti compulsivi, da lamentoni mai soddisfatti. Ora, con un bel -20% stampato in luglio da alcune delle località turistiche più rinomate d’Italia, il settore del turismo comincia a pensare che - forse, forse - non erano così pazzi quei pazzi che avevano lanciato l’allarme sulle follie dei prezzi da Nord a Sud.