di Luca Boscardelli, per AgentiImmobiliari.org
Negli ultimi giorni di luglio 2025, l’annuncio di un presunto “storico accordo commerciale” tra Stati Uniti e Unione Europea ha riempito le pagine dei giornali, agitato i mercati e scatenato le reazioni politiche su entrambe le sponde dell’Atlantico. Ma basta guardare sotto la superficie — o semplicemente leggere con attenzione — per rendersi conto che non è stato firmato nulla. Nessun trattato. Nessuna intesa vincolante. Solo comunicati verbali e intenzioni non ufficialmente sancite.
Non esiste alcun documento con le firme dei leader, né un testo giuridico vincolante: tutto ciò che è stato raggiunto è una cornice politica, una stretta di mano, un’“intesa di principio”, senza forza legale (CEPS.eu; The Guardian, 2 agosto 2025).
📦 I dazi ci sono, ma li decide ciascuno a casa propria
L’unica certezza, infatti, riguarda i dazi imposti dagli Stati Uniti: il governo americano ha scelto di applicare una tariffa del 15 % su tutti i prodotti UE importati, in particolare nei settori dell’automotive, farmaceutico e semiconduttori. Non è un accordo tra due parti: è una misura unilaterale, decisa e applicata da Washington ai propri cittadini e imprese.
I dazi, sia chiaro, non fanno bene a nessuno, ma come fa notare MarketWatch, ciò che Trump ha sbandierato come “concessione europea” è in realtà solo la scelta americana di non applicare dazi ancora più alti (inizialmente ventilati al 30%).
In pratica, gli USA si autoinfliggono un dazio ridotto e lo presentano come trionfo negoziale. Geniale nella narrativa, farsesco nella sostanza.
🤝 Il resto? “Vedremo”. Promesse vaghe, strette di mano, ma nessun impegno
Tutti gli altri elementi dell’intesa – investimenti europei negli USA, acquisti di energia e armi statunitensi, aperture nei mercati delle telecomunicazioni e farmaceutici – sono poco più che chiacchiere da cocktail.
Secondo quanto riportato da Reuters, la cifra di 600 miliardi di investimenti europei negli Stati Uniti è una stima vaga e non vincolante, basata su intenzioni di alcune aziende private. Non vi è alcuna ratifica formale, né da parte della Commissione né da parte degli Stati membri.
Allo stesso modo, l’impegno europeo ad acquistare energia USA per 750 miliardi di dollari entro il 2028 non è stato firmato, approvato né calendarizzato. È solo un “potremmo fare così, vedremo”.
🎭 Trump e la pillola dorata: propaganda a stelle e strisce
Il presidente americano ha fatto quello che gli riesce meglio: vendere una pillola amara come se fosse cioccolato. Ha raccontato all’elettorato che “ha messo in riga l’Europa” e che l’America otterrà miliardi di investimenti, nuovi posti di lavoro e autonomia energetica.
Peccato che l’unica cosa vera sia l’aumento dei prezzi per i suoi consumatori. Il dazio del 15 % sui prodotti europei sarà infatti pagato dagli importatori americani, cioè imprese e cittadini USA. Ma a Trump questo non interessa: l’importante è il tweet, non la bollette.
💡 Von der Leyen e il colpo di coda diplomatico
In questo teatrino mediatico, la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen ha giocato d’astuzia. Accettare di “parlare” senza firmare nulla, ottenere tempo e flessibilità, mantenendo le mani libere, è una strategia che ricalca quanto già ipotizzato in un nostro precedente articolo su AgentiImmobiliari.org.
Il “non-accordo” permette all’UE di evitare l’imposizione di dazi più gravi, di salvare la faccia agli occhi dell’opinione pubblica interna e – soprattutto – di non assumere obblighi vincolanti verso gli USA, mantenendo la possibilità di adattare la politica industriale ai propri interessi.
In sostanza, la Commissione ha guadagnato tempo, lasciando che sia Trump a vendere illusioni elettorali. Un capolavoro diplomatico travestito da apparente concessione. E se è vero che Trump potrebbe reagire con ulteriori dazi folli a eventuali cambi di rotta o ripensamenti da parte dell’UE sulle ipotesi commerciali discusse, è altrettanto vero che potrebbe comunque fare marcia indietro nei nostri confronti, come ha già fatto più volte nei pochi mesi del suo attuale mandato, senza alcun bisogno di una motivazione concreta. La sfiducia nei suoi confronti è totale.
🏢 Prospettive sul mercato immobiliare commerciale
Questa fase di incertezza geopolitica avrà probabili impatti anche sul settore immobiliare commerciale:
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Nel breve periodo (2025–2026): si prevede una certa volatilità, in particolare per i comparti logistici e industriali legati all’export/import. Gli aumenti doganali potrebbero frenare investimenti su scala transatlantica.
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Nelmedio periodo (entro il 2027): le imprese cercheranno soluzioni localizzate, avviando reshoring o nearshoring: nuove strutture produttive più vicine ai mercati di consumo. Questo potrà rafforzare il valore degli immobili industriali in Europa orientale e del Sud Italia, ma anche nei Midwest americani.
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Nel lungo periodo: se la volatilità tariffaria non rientrerà, il commercio globale si muoverà verso blocchi più regionalizzati. Chi saprà offrire spazi flessibili, energeticamente efficienti e ben collegati, potrà trarre vantaggio.
Concludo dicendo che l’accordo UE-USA non è un accordo, ma una messinscena in cui ciascuno ha recitato il proprio copione: Trump quello del venditore d’assalto, Von der Leyen quello del diplomatico astuto. E mentre parte della stampa americana si divide tra chi si compiace delle presunte “conquiste” ottenute e chi, invece, si preoccupa per i nuovi dati sull’occupazione statunitense — ora in evidente crollo — l’Europa si muove silenziosamente, mantenendo intatti i propri margini di manovra.
Come sempre: chi firma è vincolato. Chi non firma, negozia ancora.
Luca Boscardelli
AgentiImmobiliari.org
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